Il regista Marco Grossi porta al Traetta la drammaturgia russa
di Alessandra Savino
Il bianco ha invaso la scena del Traetta, storico teatro bitontino, lo scorso 28 giugno. Candidi teli, grandi lenzuoli, ricoprivano porte, finestre, divani e soffitto, di un’abitazione senza tempo. Senza tempo, infatti, appaiono gli intrecci dei due drammi di Cechov che il regista romano Marco Grossi ha diretto ed interpretato insieme alla sua Compagnia Urbana. <<Inscenare Cechov è sicuramente importante per riscoprire i delicati equilibri dei rapporti, anche se in forma allegorica. L’autore è un abile tessitore di queste dinamiche e forse tra i più geniali scrittori da cui attingere>>, spiega Grossi. Due atti unici, due opere del celebre drammaturgo russo, messi in scena a Bitonto con un intermezzo teatrale, dal sapore shakespeariano, che ha visto i giovani Francesco Santoruvo e Lorena Marrone nei panni di moderni Amleto e Ofelia.Studiato, tutt’altro che casuale, trait d’union di due opere animate da un dibattito sull’amore e sugli istintivi comportamenti che tale passione genera nell’uomo. Ad aprire le danze “L’Orso”, metafora <<dell’impossibilità della rinuncia all’amore che inaspettatamente arriva sempre, o quasi, di sorpresa>>, come si legge nelle note di regia. Ad essere sorpresi dall’imprevedibile passione, una vedova che ha giurato, dopo la morte del marito, di non uscir più di casa, ed un creditore del defunto, giunto da lei per riscuotere debiti accumulati in vita dal consorte. A dar colore alle bianche scenografie, in perfetto stile cechoviano, firmate da Irene Fiore, è stata la vivace interpretazione degli attori. A partire dall’espressiva ed esplosiva Anna Yolanda Trovato nei panni di una donna capace, nonostante i neri abiti del lutto, di mostrarsi attraente agli occhi di uomo. Nel ruolo di protagonista maschile, lo stesso Grossi in una performance carica e sentita che lo ha visto accendersi prima di rabbia e, subito dopo, di passione amorosa. A stemperare l’ira sorta far i due ci ha pensato la straordinaria vis comica del servo Luka, brillantemente interpretato dal giovane Emanuele Porzia. Una rivelazione sul palcoscenico bitontino che ha regalato al pubblico non pochi sorrisi, non solo nel primo atto ma anche nel secondo quando è apparso in scena nelle vesti del timoroso e grottesco Ivan Vasilevic Lomov.
Spaventato dal mondo, ma anche da un semplice soffio di vento, ipocondriaco e insicuro, è proprio lui ad avanzare la cecoviana ‘proposta di matrimonio’ nei confronti di una vulcanica ed estroversa Natalia. Dopo aver indossato l’abito del lutto nel primo atto, è tornata sulla scena, l’istrionica e giovanissima Yolanda Trovato, protagonista femminile della seconda opera di Cecov con cui Grossi si è confrontato. <<Il secondo Atto, “Domanda di Matrimonio”, racconta l’esigenza dell’amore che, qualora dovesse non essere presente, porta ad accontentarsi di quello che viene offerto, non con poche difficoltà e con la buona pace del Papà>>. E’ quanto dichiara il regista dello spettacolo nelle sue note focalizzando l’attenzione su una scelta dettata più dalla convenienza che dal sentimento. Ivan Vasilevic è un proprietario terriero, giunto all’età di trent’anni, intenzionato a sposarsi e metter su famiglia.
L’incontro con Natalia, lo scontro fra due caratteri agli antipodi e, dunque, il battibecco scoppiato sulla proprietà di un fondo, rivendicata da entrambi, sono mitigati da Stepan Stepanovic, padrone di casa e padre della giovane richiesta in sposa. E’ stato Grossi a vestire i suoi panni con un’interpretazione atta a metter in risalto gli aspetti più ridicoli del suo futuro genero. Un ritmo incalzante che, senza pause, ha coinvolto il pubblico in entrambi gli atti focalizzando l’attenzione sulla recitazione e sulla psicologia dei personaggi, tanto cara a Cecov. Una serata che ha condotto il pubblico nelle tipiche ambientazioni delle opere del drammaturgo russo. Lenzuola bianche che ricoprono ogni arredo fermando il tempo ed impedendogli di mutare ciò che c’è intorno, catapultando lo spettatore, come recita il titolo della serata, ‘In camera con Cechov’.
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Ho assistito allo spettacolo. Dopo lo scetticismo iniziale, ho potuto apprezzare le interpretazioni dei tre artisti. Bravissimi e spettacolo apprezzabilissimo e mai noioso. Da riproporre.