tiziana felle rumors

La cantautrice TI presenta “Rumors”: primo step del progetto “Inner”

di Alessandra Savino

Libertà e diversità trovano terreno fertile solo in un mondo privo di giudizi. A cantarlo, nel primo singolo del suo Ep “Inner”, è TI, al secolo Tiziana Felle, cantautrice il cui nome d’arte non è solo un diminutivo, ma anche un pronome personale. Dopo gli esordi giovanissima sulla scena indie pop nazionale con i Teclo, TI, attraversa in maniera trasversale oltre vent’anni della scena musicale pugliese, legando il suo nome a progetti sempre ricercati e dal taglio spiccatamente internazionale, che spesso precorrono i tempi e anticipano le tendenze. È il caso del post rock-noise degli Skill ma soprattutto del dream pop dei Fabryka, con cui si esibisce su alcuni dei palchi più importanti della scena internazionale come: SXSW – Austin (Usa), Reeperbahn Festival – Hamburg (Germania), Primavera Sound – Barcellona (Spagna), Strawberry Festival – Shanghai (Cina), Sziget Festival – Isola di Óbuda/Budapest (Ungheria). In questa intervista racconta l’inizio di una nuova avventura.

Come nasce l’idea del nuovo EP?

Avevo necessità di scrivere qualcosa di nuovo, da sola, avvicinandomi di più al mondo dell’elettronica.  Avevo già delle idee compositive…molte le ho cestinate, altre le ho rimaneggiate e lavorate fin quando mi hanno convinto. Così anche per quanto riguarda i contenuti, le parole dei brani. Avevo bisogno di inoltrarmi in me stessa e nelle emozioni. Scrivere del meraviglioso mondo interiore che viviamo giorno dopo giorno e che molto spesso lasciamo da parte…credo ci sia bisogno di approfondire sempre e di riflettere su noi stessi soprattutto oggi che non ci fermiamo mai. Questo Ep è solo l’inizio.

Con RUMORS rifletti sul concetto di libertà: quanto ti senti libera come artista e come donna?

Cerco in tutti i modi di liberarmi da tutto quello che può incatenare il mio pensiero e il mio cuore sia come donna che come musicista, ma non è facilissimo. Ognuno di noi vive dei condizionamenti e magari alcuni di questi li scegliamo proprio perché ci fanno stare bene.  Bisogna comprendere cosa significa libertà per noi. Cosa ci rende davvero liberi. Credo che il desiderio di scoprire, di conoscere sempre qualcosa di nuovo, di arricchirsi culturalmente e esperienzialmente può portare alla libertà e ad acquisire una mentalità più aperta e disponibile al confronto.

Da cosa deriva la scelta di cantare in inglese? È legata ai contenuti testuali o a scelte stilistiche musicali?

Ho scritto sempre in inglese. Ho sempre amato il suono della lingua inglese nella musica moderna e contemporanea ed anche il fatto che sia una lingua che riesce a creare immagini di forte impatto visivo, e anche di significato, attraverso l’utilizzo di poche parole. Ho provato a scrivere in italiano ma non è così immediato per me come l’inglese.  Inoltre sono cresciuta sempre ascoltando musica straniera: da una parte i musical del Great American Songbook, quindi brani di Gershwin, Porter, Kern, Berlin, dall’altra la musica britannica degli anni 80 e 90,  post punk, new wave, dark, brit pop…Ricordo ancora i primi vinili dei Cure, Bauhaus, Depeche Mode.

Un brano che non si identifica in un solo genere e sfugge alle targhetizzazioni: forse per essere in sintonia con l’idea di diversità e rifiuto di giudizi?

Può essere una giusta intuizione quella di cui parli, ma io non ci ho pensato. Credo che la bellezza della musica sia nella sua autenticità e nel fatto che sia qualcosa di intangibile, di personale, di immediato, scevro da pensieri macchinosi. La musica per me è il trasportare all’esterno qualcosa di personale, magari un pezzetto di vita, un dolore, una realtà, un’esperienza che ci ha toccato profondamente, un suono che si è attaccato al cuore. Che poi sia etichettabile o no, probabilmente dipende dalla personalità di chi scrive o compone.

In che modo, secondo te, la musica può sfuggire alla tendenza della società attuale all’omologazione di massa?

Attraverso la conoscenza di materiali diversi, anche di generi più disparati, non solo quello che ci propinano i media. Attraverso la ricerca, l’ascolto, la lettura. Abbiamo la possibilità di ascoltare davvero tantissimo attraverso la rete, dovremmo leggere le riviste specializzate, andare ad ascoltare concerti dal vivo, anche di progetti o artisti di cui non abbiamo mai sentito parlare… avere sete di conoscenza. Questo è quello per cui mi batto da sempre anche come Docente in Conservatorio.

A quali ‘voci’ allude il titolo del brano?

Le “voci” sono quelle incontrollabili che vivono intorno a noi, in rete ma non solo, sono anche le voci della porta accanto. È il chiacchiericcio sociale, quello che non conosce e giudica senza sapere, perché vuole essere protagonista o perché “ignora” l’altro e non lo rispetta. Aspettiamo prima di dare un giudizio, perché questo può davvero far male. Abbiamo bisogno tutti di parlare di meno e vivere la nostra vita facendo le nostre scelte in piena libertà.

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