E’ uscito lo scorso 28 marzo “Perdersi nel Buio” un brano eseguito da Lobe e composto da Lorenzo Bertasi, Alessandro Fava e prodotto da Faffa. Un brano che unisce riflessioni profonde a melodie avvolgenti, creando un’atmosfera che oscilla tra il buio e la luce, tra la ricerca di sé e la consapevolezza di ciò̀che davvero conta nella vita, con sonorità̀che richiamano il sound di artisti come Post Malone e Lauv. La storia di “Perdersi nel Buio” racconta di una persona che, dopo aver vissuto numerose esperienze, si trova a riflettere sulla propria felicità. Lungo il cammino, ha imparato che a volte ciò̀ che davvero serve per sentirsi completi è molto più̀semplice di quanto pensasse. La canzone
esplora i momenti di oscurità̀, quei periodi in cui ci si sente smarriti ma evidenzia anche una consapevolezza nuova: questi momenti, pur essendo ciclici, hanno un peso minore rispetto al passato e, soprattutto, durano meno, perché́non sono più̀affrontati in solitudine. In questa intervista LOBE si racconta in esclusiva.
“Perdersi nel Buio” è un brano che affronta il contrasto tra oscurità e luce. C’è stato un momento preciso nella tua vita che ha ispirato questa riflessione?
Non c’è stato un momento preciso, ma piuttosto un lungo percorso che dura da oltre dieci anni, da quando ho perso mio papà. In quel momento mi sono sentito svuotato delle mie certezze, della mia guida. Era come essere risucchiato in un buco nero, senza sapere da che parte andare. Ho capito che, anche se non sarebbe stato facile, avrei dovuto iniziare a costruirmi una mia strada, trovare una mia luce se volevo davvero uscirne. È stato un processo lento, fatto di ricadute e piccole conquiste. Mi è servito tempo per capire che anche dal dolore può nascere qualcosa di bello e per accettare che il dolore è la prova che qualcosa di meraviglioso ha fatto parte della tua vita.
Nel brano parli di una consapevolezza nuova e di come la solitudine oggi abbia un peso diverso rispetto al passato. Quanto hanno influito le relazioni personali nel darti questa nuova serenità?
Le relazioni personali e le persone che mi sono sempre state accanto sono state fondamentali. Ho imparato a distinguere tra il sentirsi soli e l’essere soli. Oggi riesco a vivere momenti di solitudine come occasioni per ascoltarmi, non più come vuoti da riempire. Negli ultimi anni sono entrate nella mia vita alcune persone speciali che mi hanno aiutato a guardare alla mia vulnerabilità non come a una debolezza, ma come a una forma di forza e questo ha cambiato tutto.

Hai attraversato un’evoluzione musicale importante, dal rock duro dei Seventh Veil all’indie/pop di Lobe. In che modo questo cambiamento di stile ha influenzato anche il tuo modo di scrivere e vivere la musica?
Il rock mi ha dato energia, volume, passione e la forza di urlare quello che senti. Ma con Lobe ho scoperto l’intimità e la delicatezza. Ho iniziato a scrivere in modo più diretto, più emotivo. La musica è diventata uno spazio più autentico, dove posso mostrare tutte le sfumature, non solo le più forti o rumorose. È un processo ancora in evoluzione, ma mi sento molto più a mio agio nel raccontare davvero chi sono, anziché chi avrei voluto essere.
Hai lavorato a “Perdersi nel Buio” insieme a Faffa e Hanashi: com’è nato questo brano e com’è stato il processo creativo a 3 mani?
In realtà la canzone è nata da una mia idea iniziale: ho scritto sia la melodia che il giro armonico e ho portato in studio una demo già piuttosto definita, che non ha richiesto grossi stravolgimenti. Da lì, ognuno ha aggiunto il proprio tocco. Faffa ha dato una svolta importante a livello di produzione, portando una visione molto “commerciale” che ha donato al brano maggiore freschezza e impatto. Con Hanashi invece abbiamo lavorato insieme al testo e alla topline dello special, cercando il giusto equilibrio tra emotività e immediatezza. Il processo creativo è stato molto fluido, naturale. In un paio di session eravamo già riusciti a chiudere il pezzo. È uno di quei momenti in cui tutto scorre senza forzature.
Nel comunicato si fa riferimento a sonorità che richiamano artisti come Post Malone e Lauv. Quanto ti ispiri a questi nomi e in che modo cerchi di mantenere la tua identità artistica?
Post Malone e Lauv sono due artisti che ammiro molto per la loro capacità di fondere generi e per il modo che hanno di “parlare a tutti”. Sicuramente mi ispiro a loro anche per il modo in cui riescono a rendere accessibili anche temi profondi. Però cerco sempre di non perdere la mia voce. Penso che l’identità venga fuori quando non ti preoccupi di piacere a tutti, ma ti concentri su ciò che hai bisogno di dire. Io parto da lì.
Il pezzo sembra essere non solo un racconto personale, ma anche un messaggio universale. Cosa ti auguri arrivi a chi ascolta “Perdersi nel Buio” per la prima volta?
Mi piacerebbe che chi ascolta si sentisse capito. A volte ti senti solo nel tuo dolore, ma la verità è che ci sono tante persone che vivono cose simili. Se anche solo una persona, ascoltando il brano, si sentisse meno sola… sarebbe già tutto.
Hai parlato di questo nuovo percorso come di una sorta di “Lobe 2.0”. Cosa possiamo aspettarci da questa nuova fase della tua carriera?
Lobe 2.0 è più libero, più onesto, più aperto a contaminazioni. Sto lavorando a nuovi brani che seguono questo filone: suoni più elettronici, ma anche più spazio alla voce, ai testi. Spero ci sarà anche qualche collaborazione interessante in futuro. Sto cercando di spingermi un po’ oltre i miei limiti, sia musicalmente che emotivamente.